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Oggi viviamo un’epoca in cui tutto avanza ad un ritmo vertiginoso, ed ovviamente lo sviluppo tecnologico ed il progresso si sono impossessati di quasi tutte le attività esistenti; il tasso di stress è notevolmente aumentato, e con lui anche la possibilità di ammalarsi o di veder apparire sulla propria pelle strani segni di invecchiamento o patologie del derma. Vivere in tempi moderni significa anche essere sempre al passo con le tendenze, con la moda, con tutto ciò che in pratica è strettamente connesso con la vita sociale, ed anche la cura della propria immagine entra a far parte di questo circolo vizioso.

Fin dal periodo che va da fine Ottocento ad inizio Novecento, negli Stati Uniti la chirurgia estetica ha iniziato ad essere presa in considerazione anche in una ottica di assimilazione sociale, e ciò ha portato all’apparizione di un fenomeno che poco a poco è diventato sempre più vistoso, ovvero quello di persone che si sono fatte schiarire la pelle, ritoccare il naso, o modificare il contorno degli occhi, soltanto per eliminare i tratti somatici più marcatamente evidenti ed in un certo senso ‘normalizzarli’, in modo tale da non soffrire le conseguenze di una possibile ‘discriminazione’.

Dove, come, e quando nasce la chirurgia estetica?

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Si pensa che le prime tecniche di chirurgia estetica siano state utilizzate in India intorno al 1500, e che si sia trattato di innesti cutaneial fine di ricostruire un qualcosa di danneggiato o addirittura lacerato. A quei tempi da quelle parti era molto in voga la mutilazione di organi come punizione per aver trasgredito chissà quale regolamento o codice d’onore, ed era facile incontrare persone senza naso, lobi delle orecchie, o labbra.

Erano generalmente i barbieri ad ‘operare’, e lo facevano ricostruendo la parte danneggiata con lembi di pelle prelevati da altre parti del corpo e trattati con acqua calda, farina di riso fermentata (ottimo come sterilizzante), miele, burro, e polvere di argilla cotta, il tutto ovviamente ricoperto da vari strati di cotone e di lino. Anche in questo caso vale il detto: ‘paese che vai, usanza che trovi’, per cui le stesse operazioni venivano fatte anche in Grecia o nell’antica Roma, utilizzando però altri tipi di tecnica.

A favore o contro medicina e chirurgia estetica?

Blefaroplastica, rinoplastica, otoplastica, mastoplastica, tutte tecniche abbastanza recenti ed in continuo aggiornamento, attraverso le quali una persona, maschio o femmina che sia, può decidere liberamente di modificare piccoli tratti somatici che presentano delle imperfezioni, o addirittura deformazioni più vistose che creano disagi e complessi di inferiorità. Come più o meno accade in tutte le cose, c’è chi è d’accordo nell’utilizzare la chirurgia estetica per migliorare la propria immagine, e chi invece non lo è affatto; però perché criticare chi ha deciso di percorrere questa strada?

Dovremmo invece apprezzare il coraggio e la forza di volontà che hanno queste persone nell’affrontare alcune ore di sala operatoria ed altre di ‘degenza’ soltanto per avere la possibilità di offrire, a chi le guarda, un’immagine migliore, o almeno più piacevole da guardare, altro che critiche e polemiche! In fondo poi ognuno è libero di fare col proprio corpo quello che gli pare, e se c’è qualcuno che ha voglia di fare dei piccoli cambiamenti di lineamento, ben venga.

I fratelli Vianeo e Branca

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Quello di assumersi le responsabilità di effettuare un intervento di chirurgia estetica nel 1500 ‘era più una questione di esperienza che di conoscenze mediche o scientifiche’, affermò l’eminente medico bolognese Leonardo Fioravanti, il quale raccontò nella sua opera Il tesoro della vita humana di aver incontrato nel Sud Italia, per la precisione a Tropea, una famiglia davvero ‘prodigiosa’, quella dei Vianeo, capace di eseguire ottimi interventi di microchirurgia facciale (specialmente al naso) con una tecnica sopraffina e ben sperimentata.

In una antica lettera datata 1503 inoltre, fu il poeta latino Elisio Calenzio a fare riferimento ad un’altra famiglia, quella siciliana dei Branca, capace di eseguire la stessa tipologia di intervento facciale con tecniche ancora più avanzate e meno invasive che prevedevano l’utilizzo di peduncoli prelevati da un braccio e posti a contatto con la zona da ricostruire per favorirne la vascolarizzazione. Fu lo stesso Fioravanti poi a fare in modo che le due famiglie si conoscessero per scambiarsi le proprie conoscenze in materia.

La chirurgia estetica ricostruttiva

Siamo ai tempi della Prima Guerra Mondiale, quando ormai la chirurgia plastica ricostruttiva era già diventata un’arte professionale; dalle trincee del fronte giungevano negli ospedali soldati parzialmente dilaniati dallo scoppio di ordigni o sfigurati da raffiche di proiettili, e fu proprio questa condizione di emergenza a far si che i medici adottassero nuovi sistemi per correre ai ripari.

Grazie poi al professore ceco Frantisec Burian che la chirurgia plastica fece grandi passi in avanti; nel 1927 infatti, Burian mise in piedi il primo reparto di chirurgia plastica ricostruttiva al mondo nella città di Praga, dedicandosi principalmente allo studio delle deformazioni del viso ed ai trapianti dei tessuti. In Italia uno dei maggiori esponenti di questo settore fu Gustavo Sanvenero Rosselli, vero pioniere di tutto il settore della chirurgia plastica del secolo XX.

Pubblicato da Alda